Piccola chiesa campestre, vero e proprio gioiello romanico della val Curone, è il principale monumento storico di Volpedo. La Pieve è citata per la prima volta in una pergamena del 965 conservata presso l’archivio Capitolare di Tortona. Alla costruzione originaria del XI secolo appartengono, oltre all’abside, la sommità della parete di fondo della navata centrale e un tratto della parete longitudinale della facciata settentrionale. Le restanti mura perimetrali, la facciata e il portale risalgono al rifacimento del XV secolo, così come gli affreschi conservati all’interno.
Sulla facciata si trova un portale ogivato, di fattura assai semplice, e sono utilizzate decorazioni a lesene disposte asimmetricamente. L'interno è a tre navate, divise da file di quattro pilastri, quadrangolari che sorreggono archi a sesto acuto o a tutto sesto, la copertura è a capriate.
Grande interesse rivestono gli affreschi tardo quattrocenteschi per i quali si è ipotizzata l’opera dei fratelli Boxilio (indicati nei documenti d'archivio anche come Baxilio, o Basiglio), di Castelnuovo Scrivia, titolari della più importante bottega del tortonese.
Il profilo della pieve con il suo campaniletto a vela è ben riconoscibile nel quadro "Fiumana" di Giuseppe Pellizza da Volpedo, una delle opere che fanno parte della serie che si evolverà fino a trovare compimento ne “Il Quarto Stato”.
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